ESONERO CONTRIBUTIVO PER I LAVORATORI

Paolo Grimaldi
(Consulente del Lavoro – Bari)

La legge di Bilancio 2023, limitatamente al periodo di 1° gennaio 2023 / 31 dicembre 2023 ha reintrodotto l’esonero parziale dei contributi previdenziali (ivs) dovuti dai dipendenti sia pubblici che privati. L’esonero ovviamente non incide sulla futura determinazione dell’assegno pensionistico del lavoratore e riprende le medesime modalità di quanto già previsto nella legge di BILANCIO 2022 con l’applicazione delle seguenti percentuali:

  • 2% se la retribuzione imponibile su 13 mensilità non è superiore a € 2.692,00 maggiorato a dicembre del rateo di 13^ mensilità;
  • 3% se la retribuzione imponibile su 13 mensilità non è superiore a € 1.923,00 maggiorato a dicembre del rateo di 13^ mensilità.

Il decreto Lavoro 48/2023 art. 39 limitatamente al secondo semestre 2023, ha elevato del 4% le misure percentuali di esonero contributivo previste nel 1° semestre, con l’unica variazione rispetto al precedente periodo, che la riduzione in questione non ha effetto sul rateo della 13^ mensilità.

L’esonero contributivo applicabile al periodo di paga 1° luglio 2023 / 31 dicembre 2023 si applica nelle seguenti misure:

  • 6% se la retribuzione imponibile parametrata 13 mensilità non è superiore a € 2.692,00;
  • 7% se la retribuzione imponibile parametrata su 13 mensilità non è superiore a € 1.923,00;

Alla luce di quanto su esposto, in relazione modalità di corresponsione della 13^ mensilità, l’operatività sarà la seguente:

13^ mensilità erogata a dicembre con LUL distinto:

  • 2% se la tredicesima non eccede l’importo di € 2.692,00;
  • 3% se la tredicesima non eccede l’importo di € 1.923,00;

13^ mensilità erogata mensilmente:

  • 2% se il rateo mensile della tredicesima non eccede l’importo di € 224,00 (2.692,00/12);
  • 3% se il rateo mensile della tredicesima non eccede l’importo di € 160,00 (1.923,00/12);

Considerazioni Conclusive

Non si tratta quindi di un taglio al cuneo fiscale come più volte esposto, ma in realtà si tratta di una semplice riduzione dei contributi previdenziali dei lavoratori, in conseguenza del reddito derivante dal rapporto di lavoro dipendente. È opportuno precisare invece che per “taglio del cuneo fiscale” si intende la riduzione delle imposte sui redditi nonché dei contributi versati sia dal datore di lavoro che dal lavoratore sulla retribuzione.

Inevitabilmente questa riduzione contributiva avrà delle conseguenze positive, sull’aumento del netto della busta paga, però sarebbe anche opportuno evidenziare che l’aumento della retribuzione fa crescere l’IRPEF sulla retribuzione stessa, di conseguenza si pagheranno meno contributi, ma aumenterà la tassazione a carico del reddito da lavoro dipendente.

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